Perché i pesci non implodono alle grandi profondità?
La notizia del sommergibile Titan, imploso durante un’escursione con meta il relitto del Titanic a 3,8 km di profondità ha colpito tutti. La causa è stata un’implosione a causa di un guasto, la fortissima pressione esterna ha avuto la meglio sulla struttura del sommergibile, schiacciandolo. Ma un’altra domanda sorge spontanea: perchè i pesci non implodono a quelle profondità?
La resistenza dei pesci alle immense pressioni delle profondità marine è un argomento affascinante che suscita molta curiosità. Non a caso sono uno degli animali che è stato ipotizzato possano evolversi fino a sostituirci, se l’umanità scomparisse. Come fanno i pesci a sopravvivere senza essere schiacciati dalla pressione dell’acqua? In questo articolo, esploreremo i meccanismi fisiologici che permettono ai pesci di affrontare tali sfide e scopriremo cosa accade agli esseri umani quando si immergono troppo in profondità.
I pesci e la pressione delle profondità marine. Perchè non implodono dunque?
Quando ci si chiede perchè i pesci non implodono alle grandi profondità e come resistano alla pressione dell’acqua alle grandi profondità, la risposta risiede nel loro equilibrio interno. All’interno del corpo dei pesci, la pressione è bilanciata con quella dell’ambiente esterno. Ma cosa succede quando i pesci cambiano profondità? Devono anche essere in grado di regolare la pressione dei gas presenti nel loro corpo per evitare problemi. Gli squali, ad esempio, non hanno organi che contengono aria e quindi sono costantemente sottoposti alla pressione esterna. Questa caratteristica consente loro di adattarsi rapidamente alle diverse profondità.
La vescica natatoria e la compensazione di pressione
La maggior parte dei pesci ossei, invece, possiede un organo fondamentale chiamato vescica natatoria. Questo “polmoncino” contiene una miscela di azoto e ossigeno che permette di compensare le variazioni di pressione. Quando i pesci ossei si spostano in profondità, aumentano o diminuiscono la quantità di gas all’interno della vescica natatoria. Questo adattamento permette loro di equilibrare la pressione interna ed esterna, evitando il pericolo di implodere o subire danni.
Le immersioni estreme degli esseri umani e il rischio di “implodere”
Passando ora agli esseri umani, per noi l’immersione a grandi profondità (parlando di sub) comporta seri rischi. Non solo un cambio di pressione per il quale non siamo abituati, ma anche un lentissimo riadattamento a quella della superficie. I record delle immersioni con bombole più in profondità superano i 330 metri, di molto inferiore a quella del Titan ed altri sommergibili. Tuttavia, tali imprese richiedono una preparazione intensa e rigorose procedure di sicurezza. Durante queste immersioni, il tempo per superare i 330 metri è tra i 15 e i 30 minuti, ma per la risalita e il processo di decompressione, fondamentale per permettere al corpo di adattarsi gradualmente alla diminuzione della pressione senza subire danni, ci vogliono anche 14 ore.
I pericoli delle immersioni estreme per gli esseri umani e per i pesci
Ricapitolando, l’immersione a tali profondità è estremamente pericolosa per gli esseri umani. La pressione dell’acqua aumenta in modo significativo con la profondità, e se non si seguono le procedure di sicurezza specifiche, si corre il rischio di subire danni irreparabili o persino la morte. Durante la risalita, è fondamentale seguire soste di decompressione per consentire al corpo di adattarsi gradualmente alla diminuzione della pressione. La mancata adozione di tali precauzioni può causare gravi problemi come l’embolia gassosa o il “mal di decompressione”. Perchè i pesci non implodono invece? Perchèhanno sviluppato meccanismi fisiologici di vario genere che bilanciano la pressione interna con quella esterna alle grani profondità, anche di molto maggiori ai 3,8 km.