Utenti antisociali, una realtà Social | Anti-Social
Da qualche anno a questa parte, nelle piattaforme di socialnetworking si è venuto a creare uno strano fenomeno: quello degli utenti antisociali.
Alcuni account simpatici hanno deciso di cancellare i loro profili dai social perché ormai non si divertono più, stanchi della gente che ogni giorno ha voglia di litigare, polemizzare e attaccare chiunque per futili motivi. Altri sono poi tornati, illudendosi che se avessero evitato argomenti facilmente “infiammabili” come politica, religione, calcio e cronaca sarebbero stati lasciati in pace. E non è sufficiente nemmeno ignorare gli hashtag in tendenza, per non avere rotture dai vari gruppettari (utenti che danno vita a gruppi di auto-aiuto e si supportano a vicenda negli attacchi verso altre categorie di persone): ti scovano lo stesso, divertendosi ad umiliare il malcapitato di turno.
I social ieri, i social oggi
Chi, come me, frequenta l’ambiente social da un decennio circa, ricorda benissimo che non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui aprivi Twitter o Facebook solo per informarti, scambiare due chiacchiere, due risate, condividere delle cose con gli altri. Semplicemente si socializzava e ci si rilassava anche, distraendosi dalla monotonia della vita quotidiana. È ancora così (per fortuna) ma da un po’, soprattutto dal 2014-2016, qualcosa è cambiato… Offese gratuite perché hai un’opinione diversa, gente che ti mette pubblicamente alla gogna in pagine apposite, create dagli odiatori social per deridere gli ignari utenti ivi screenshottati. Liste in cui ti inseriscono bollandoti come nemico, ignorante, stupido, bestia di satana e quant’altro. Gente che ti blocca perché gli hai risposto: “Parla per te” come se gli avessi insultato la mamma…
La mia esperienza, il mio bavaglio
Giusto ieri ho iniziato un post con le parole: “Odio quelli che dicono…” e, apriti cielo, ore e ore di discussioni perché avevo detto che io odio. Non è bastato dirgli che non era inteso in senso letterale: gli attacchi sono andati avanti a oltranza, con offese e derisioni anche chiamando a raccolta i seguaci. Le webstar ci sguazzano in questa mancanza totale di tolleranza, perché più la gente litiga sotto i loro tweet o post e più loro ottengono visibilità e soldi, infatti loro non bloccano mai (tranne in quei casi in cui li si accusa per aver copiato dei contenuti o mentito in merito a determinate vicende).
I politici atterrano sui social network
Non so bene quale sia l’origine di tutto ciò, ma coincide con l’approdo dei politici sui social, che hanno spaccato l’opinione pubblica, aizzandola. Poi è nata l’ormai celebre “polemica del giorno”, la moda di creare ogni giorno una nuova polemica contro qualcuno o qualcosa, spesso ai limiti del ridicolo. Ricorderete l’attacco ai romanzi classici del ‘900 etichettati come maschilisti, retrogradi, razzisti, omofobi, patriarcali. Un’assurdità. Anche quello divenne ovviamente motivo di scontri, scambi di critiche, parolacce, derisioni e blocchi.
Ma l’argomento era troppo futile per non essere stato costruito a tavolino. Insomma, a qualcuno fa comodo che gli utenti bisticcino fra loro e all’Italiano medio piace rompere le scatole agli altri per passatempo, accoppiata micidiale. Voi direte che non sono questi i veri problemi della vita e che possiamo bellamente fregarcene, e ci mancherebbe pure che gli dessimo importanza. Quello che dispiace, però, oltre alla scocciatura di ricevere rimproveri e giudizi negativi per aver detto la tua, è che si rischia davvero di dividerci tutti in bande rivali composte da persone tutte uguali, che danno battaglia a chi non è identico a loro.
Tanti schieramenti, un solo odio
Abbiamo vegani vs onnivori, conservatori vs liberali, ricchi vs poveri, lettori vs tv-addicted, nutellari vs palestrati, Covid negazionisti vs App immunisti ecc.
E questa cosa poi si riflette anche nella realtà: è sempre più raro avere il piacere di parlare con tutti, perché spesso non appena dici una sillaba fuori dal coro tacciono e ti guardano malissimo. E non osare fare un piccolo appunto a qualcuno, ti chiamano subito maestrina/prof. Io ho pochi amici, perché sono selettiva, sto bene solo con chi come me si apre ai tipi più disparati, non sopporto le etichette, né l’emarginazione. Ho subito troppo a lungo i bulli che discriminavano a scuola e ne ho abbastanza. Non amo la gente superficiale che inserisce (mentalmente) ogni persona in un recinto con i suoi simili, per chi lì deve stare. È bello avere intorno persone anche molto diverse da te, ascoltare la storia di ogni persona. Arricchisce avere nella comitiva il pigrone pastasciuttaro, il cubano che ha girato il mondo, la reginetta di bellezza, il playboy, la coppietta di piccioncini inseparabili e la zitellona che sta da Dio single. Ultimamente mi è stato detto che se ci tengo alla linea vuol dire che sono una persona vuota e stupida, cioè o sto con i maturi o mi guardo allo specchio, devo per forza scegliere!
Una società davvero social
Sarò anche una povera illusa fuori dal mondo, una sognatrice senza speranza, eppure ci credo ancora che potremmo costruire insieme una società migliore di questa. Una società civile da cui vengono esclusi soltanto i violenti, in cui ci sia spazio per le idee di tutti, dove chi ha sbagliato, chi è fuori moda, chi non fa mai sport, chi sa sempre tutto siano accolti con lo stesso rispetto. È più facile parlare con chi ti dà sempre ragione, ma cosa impari? Sai che palle il mondo se tutti fossimo uguali! La gente va bene anche così com’è con tutte le sue sfumature, se non vuole sopraffare o imporre. Ok, ogni tanto qualcuno lo strozzeremmo, però ci si sforza di venirsi incontro e restare sereni, è questo che cerco di trasmettere ai miei bimbi. Forse non è così difficile marciare la mattina in due manifestazioni opposte e poi la sera prendere una birra insieme, confrontandosi senza preconcetti. Forse non è troppo tardi per smettere di aggredire chi esprime qualcosa che non ci piace. I social-pacifici dicono: “Passate oltre” ma io faccio qualche passo avanti: re-impariamo ad apprezzare il fatto che siamo tutti uguali e tutti diversi, perché purtroppo lo stiamo dimenticando.
Francesca Lupo
Twitter: @FrancescaLupo15