Fake News: fenomeno globale e senza tempo
Il fenomeno delle fake news non è mai stato così discusso come accade da un paio di anni a questa parte ed è senza dubbio uno degli argomenti più popolari a livello globale.
Proprio per questo motivo l’esatta definizione di fake news, ossia notizie false e fuorvianti, è stata spesso distorta. Altrettanto spesso usata come insulto, per sminuire la credibilità di qualche avversario politico.
E’ proprio l’ambito politico, ad essere stato il primo ad essere infestato da notizie false per manipolare l’opinione pubblica a partire dalle elezioni presidenziali USA del 2016.
Le fake news restano, ancora oggi, il principale strumento per far scatenare, con invettive e post apocalittici ed allarmistici, una fetta di utenti della rete poco inclini alla ricerca di fonti.
Le “bufale”, sempre presenti nella nostra cultura
Internet è uno straordinario strumento ricco di nuove opportunità di comunicazione e partecipazione. Ma allo stesso tempo è un veicolo di nuove forme di persuasione e manipolazione (fake news incluse, ovviamente).
Eppure le manipolazioni, le false notizie e le mistificazioni non sono un male di oggi, non sono riconducibili solo ed esclusivamente ad Internet. Anzi, sono un elemento con cui l’uomo si è sempre confrontato, sia come “inventore” che come “bersaglio”.
“La credulità oggi è un male più grande di quanto non fosse un tempo: oggi è molto più facile diffondere informazioni false”. Potrebbe sembrare una affermazione molto recente, ed invece è una constatazione del noto filosofo Bertrand Russell, risalente al 1922 quando giornali e radio erano sempre più diffuse, con ricadute non sempre positive sulla veridicità delle informazioni.
Fake news: qualche esempio eclatante
Una delle più recenti bufale a diffusione globale è quella messa in giro dal sito web americano Birds aren’t real – “Gli uccelli non sono reali”. Secondo tale sito (la cui grande diffusione risale al marzo del 2017, quando è stato registrato il dominio del relativo sito web) gli uccelli non sarebbero davvero animali, ma droni dotati di telecamere che ci spiano sorvolando i nostri cieli! Quelli veri si sarebbero estinti decenni fa!
Il “creatore” di questa bufala è Peter McIndoe e la capillarità della diffusione della “notizia” è stata talmente ampia da far scomodare la Audubon Society, ente statunitense che si occupa della protezione degli uccelli, con programmi e centri a tutela della natura, dal 1905. L’ente ha affermato, con autorità scientifica, che gli uccelli esistono senza ombra di dubbio e che non c’è alcun complottismo in atto! Niente droni, insomma, ma uccelli in carne… e piume!
Fake news virali: gli uccelli non esistono!
Il “movimento” che nega la autenticità dei volatili, tuttavia, ha avuto molta risonanza. Ciò è dovuto anche alla creazione di un account Twitter dedicato nell’agosto del 2017. Nell’ottobre del 2018, poi, notizie e video su Reddit hanno raccolto numerosi commenti e una ulteriore notevole diffusione, consacrandone il “successo” mediatico.
Cos’è Reddit? Una piattaforma di aggregazione di notizie, recensioni e discussioni diffuse dalla community di iscritti, molto popolare fra hackers e sviluppatori.
Ad ogni modo, McIndoe ha fatto intendere tramite tweet di essere consapevole che si tratta di una boutade, di uno scherzo. Di satira. Ciononostante, non mancano gli adepti del movimento “pennuto”: le fake news sono dure a morire!
Ed il sito continua ad esistere e va alla grande non tanto come movimento, quanto come sito di e-commerce ricco di merchandising che crea ampio profitto – questo, tutt’altro che fake!
Le fake news non sono nate su internet
Ma va sfatato il mito di Internet, unico responsabile del fenomeno globale in oggetto. La bufale, sono sempre esistite, indipendentemente dal “medium” di diffusione (che sia per scherzo, per divertire, per imbrogliare, per “vedere l’effetto che fa”: radio, tv, giornali sono sempre stati
utilizzati a questo scopo, molto prima che esistesse Internet, o del diffondersi di Facebook, Twitter o Whatsapp, terreni fertili per la diffusione di notizie).
Le fake news nei secoli dei secoli
Facciamo un balzo indietro nella storia e pensiamo alla celebre Donazione di Costantino (314 d.C.). Si tratta di una bufala di matrice storica che ci siamo tramandati per secoli. La storia è questa:
l’Imperatore Costantino, miracolosamente guarito dalla lebbra grazie all’intervento di Papa Silvestro, si era convertito al Cristianesimo e, per devozione, aveva donato un terzo del suo Impero alla Chiesa. Il tutto messo nero su bianco con un apposito editto che sanciva il primato della Chiesa
Cristiana sulle altre chiese, aboliva la persecuzione dei cristiani. Si gettavano così le basi del potere temporale della Chiesa e del Papa che sarebbe durato per tutto il Medioevo.
Il documento è stato analizzato e ritenuto valido per anni. (l’unico documento pervenuto è una copia dell’editto in pergamena). Fino a che, nel Quattrocento, in pieno Umanesimo, lo storico Lorenzo Valla accertò che il documento della donazione era un falso.
Come un investigatore, Valla ha analizzato e spulciato il testo alla ricerca di indizi e ne ha individuato la falsità. Come? Grazie alla presenza di “barbarismi”, cioè termini che non potevano essere in uso ai tempi della fantomatica donazione.
Orson Welles e la cronaca degli alieni in New Jersey
Altro esempio di bufala dalla grande risonanza è uno “scherzo” di cui ancora oggi si parla moltissimo. Un intervento radiofonico ad opera di un giovanissimo Orson Welles, appena ventitreenne. Un radiodramma che fu un vero capolavoro!
Era il 1938, la guerra era nell’aria, la tensione sociale palpabile, e dai microfoni della CBS, il radio-giornale delle 20.00 di una serata di ottobre (era la vigilia di Halloween) inchiodò i suoi radioascoltatori.
Per un’ora, senza pause, senza stacchi pubblicitari, Welles fece la cronaca di un evento incredibile: l’arrivo degli alieni in New Jersey!
Con dovizia di particolari, l’attore raccontò di come l’esercito americano fosse stato fermato dagli invasori. Narrava di come giornalisti e reporter fossero stati inceneriti dagli invasori, di come i marziani si stessero avvicinando minacciosi verso la città di New York!
The Mercury Theater: fake news o capolavoro?
Altro non era che una bufala, ma molto ben recitata, modellata su un adattamento de “La Guerra dei Mondi”, noto romanzo di fantascienza di Herbert George Wells.
L’episodio, ancora oggi paradigmatico, faceva parte della serie The Mercury Theatre on the Air. Welles portava alla radio, ogni settimana, capolavori della letteratura debitamente riadattati. Ma poiché si trattava di un programma senza pubblicità, non vi era modo, per chi si fosse messo in ascolto a programma iniziato, di capire che era pura fiction e non un notiziario autentico.
C’è da dire che Wells ci lavorò molto per ottenere quell’effetto finale e che l’indomani tutti i giornali d’America dettero ampio spazio all’accadimento.
Post-truth: il lato oscuro delle Fake news
Che cosa è la post-verità? Per l’Oxford Dictionary è il fenomeno per cui i fatti e la loro veridicità perdono importanza a favore delle emozioni e delle reazioni del pubblico rispetto a quegli stessi fatti, siano essi veri o bufale.
Per cui, emozioni e reazioni non devono essere necessariamente ancorate alla verità, ma vanno al di là di essa (post-verità, dunque). Ha più valore la reazione ad una notizia che non la notizia in sé e perde importanza il fatto che la notizia che ha generato una reazione sia vera o falsa.
Una delle cause della post-verità è senza dubbio la crisi del giornalismo. Crisi causata della commercializzazione dei mezzi di informazione, a causa dell’emergere di nuovi linguaggi mediatici ibridi come l’infotainment, in cui si mescolano informazione ed intrattenimento. La conseguenza è lo sfumarsi delle notizie nel gossip e viceversa, delegittimando ancora di più i canonici canali informativi.
Perché ci si fida delle fake news?
Risultato: l’opinione pubblica non si fida più delle fonti tradizionali di informazione ed approfondimento, considerate dal pubblico come troppo dipendenti da interessi economici e politici.
Il pubblico, quindi, si affida sempre più a fonti alternative, indipendenti, al passaparola, alla rete.
Questa crisi del processo di mediazione e di rappresentanza da parte di attori sociali un tempo ritenuti affidabili e legittimi, non interessa solo i media, ma anche i partiti politici tradizionali e le istituzioni politiche.
Fact-checking e filter bubbles
Nonostante la rete consenta di informarsi e di praticare un salutare fact-checking, è difficile cambiare le opinioni delle persone su posizioni politiche o ideologiche consolidate. In parte, perché chi consente il fact-checking (media ufficiali) è ormai delegittimato agli occhi della opinione
pubblica e soffre una crisi di credibilità. In parte perché gli utenti tendono a rimanere fedeli alle proprie opinioni, anche in assenza di prove a sostegno. Restano cioè nelle proprie filter bubbles, bolle culturalmente o ideologicamente selettive. Sono spazi psicologici che restano impermeabili a qualsiasi informazione che metta in discussione l’attendibilità delle proprie idee.
Chiusi nelle bolle personali: il confirmation bias
Questo fenomeno di impermeabilità è corroborato dal fenomeno del confirmation bias. In psicologia, è il processo secondo il quale un individuo compartecipa alla creazione della propria filter bubble personalizzata. Ovvero, quel fenomeno per cui ognuno propende a credere alle fonti che confermano ciò in cui già crede e per estensione, sono queste le informazioni che l’individuo preferisce cercare e diffondere.
Il vero problema dietro al collegamento fra bolle ideologiche e predisposizione alla diffusione di notizie false risiede nella profondità con cui sono radicate le opinioni nella mente di una persona.
Il web che somiglia agli utenti
Inoltre, più l’utente “si muove” in rete, più il web diventa simile a lui. La bolla ideologica cresce e si fortifica attorno a ciascun utente poiché è monitorato dal web in base ai siti che consulta. I click che dissemina in rete, la cronologia delle passate ricerche, gli acquisti che fa, le pagine che legge. E’ tutto monitorato.
Questo significa che il web, con i suoi algoritmi, porterà all’attenzione di ogni singolo utente materiale simile alle idee, come se la rete “indovinasse” selettivamente quali informazioni sono gradite ad ogni persona.
Questo meccanismo, se non gestito in maniera trasparente, va a rafforzare la bolla ideologica in cui l’utente si trova. Gli si amplia la comfort zone e lo si allontana da informazioni che contraddicono i suoi punti di vista, La persona si isola, di fatto, da argomenti ed informazioni contrarie al suo punto di vista che contribuirebbero a stimolarne lo spirito critico.
Come combattere le bufale?
Vincendo la pigrizia!
L’utente della rete, oggi, ha a sua disposizione tutti gli strumenti possibili per verificare la fondatezza di un concetto o di una notizia. Potrebbe farlo prima di contribuire, inutilmente, a rendere una bufala virale attraverso la condivisione sui social.
In rete, le fake news, sono un mercato redditizio, per via dell’ad buying, l’acquisizione in tempo reale di spazi pubblicitari. Ecco perché continuano a prosperare!
Ed ecco perché non vi è alcun interesse a ridimensionare il fenomeno.
Esistono, infatti, siti e network la cui unica funzione è quella di creare e diffondere notizie assurde e false che rendono milioni di dollari in pubblicità.
Difendersi dalle fake news: le iniziative
Come difendersi, allora? Educandoci alla ricerca del vero, educandoci a non credere supinamente a qualsiasi cosa sia diffusa in rete. In Francia, ad esempio, già alle scuole elementari, i bambini seguono corsi di formazione all’uso dei media in cui viene insegnato loro come riconoscere le bufale.
La Spagna, invece, ha un gruppo di sei giornaliste che ha creato un sito, “Maldido bulo” il cui scopo è quello di smentire le bufale diffuse in rete.
Nel nostro Paese, c’è attivissimo.net, noto sito “antibufala” messo su da un giornalista che smentisce le false notizie circolanti nel web.
In sostanza, per ricercare e informarsi in rete, bisogna mettere in campo spirito critico e cervello, per proteggerci dalle menzogne e per evitare che queste, moltiplicandosi, ci danneggino.
Roberta
Twitter: @Atrebor78